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Paolo Verri: «Alleati con Milano o le valli? Torino cresce se non ha paura»

  • Paolo Coccorese
  • 24 ago 2023
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 9 gen 2024

«Nel 2010 si è auto ingessata la città. Prima, per molto tempo, Torino era stata modello in Europa per il suo piano di sviluppo, poi l’allora sindaco Chiamparino scelse di seguire Marchionne e investì i soldi pubblici per aiutare la Fiat. Il suo predecessore Castellani pensava che Torino dovesse rendersi autonoma dallo schema della città fabbrica e Mirafiori non era l’unico traino». 

Parte da lontano Paolo Verri per intervenire nel dibattito sul futuro di Torino. Esperto di sviluppo urbano oggi al lavoro a Rimini e a Piacenza, l’ex direttore di Matera Capitale della Cultura e colonna dell’amministrazione negli anni olimpici, avendo guidato Torino Strategica e Atrium, prende la parola dopo che «l’amico» Carlo Ratti, il professore del Mit, è finito nel tritacarne per aver rispolverato l’idea dell’alleanza con Milano, scatenando le critiche del presidente Uncem Bussone e di un pezzo di Politecnico (capitanato dal professor Antonio De Rossi) sostenitori del modello «metromontana»


Perché rievoca il passato?

«Per gli enormi passi indietro fatti dal dibattito rispetto al 2012. Allora, la città era protagonista nella riflessione sul futuro delle metropoli europee e lo sviluppo legato all’interdipendenza e alla qualità delle città».

Perché?

«Nonostante la crisi finanziaria del 2008, che aveva colpito il sistema urbano delle capitali, le città medio-grandi scommettevano sui collegamenti. Torino, con il suo piano strategico del Duemila, stava superando la crisi dell’era fordista. Poi Chiamparino bocciò quell’idea di città degli eventi, del design e del turismo. Stop a quel modello, firmato da Fiorenzo Alfieri, di sviluppo legato all’elemento produttivo, ma anche alla formazione e alla cultura».

Si parlava allora della «città Mi-To», come ha fatto Ratti. Ha ancora senso?

«Ha evidenziato una crisi di leadership. Con umiltà, dice che per uscire dalla crisi è necessario trovare una via».

Secondo lei, qual è?

«Il Nord Europa, con l’interconnessione delle città olandesi, belghe, tedesche. Nessuna competizione, ma cooperazione: i sistemi regionali devono interagire».

Avanti tutta verso Milano?

«Senza la paura di perdere una micro autonomia locale. La competizione è mondiale. Pensiamo a un unico sistema urbano con Bologna e Milano. Richard Florida già nel 2008 vedeva questa “città lineare”».

Poi, però, non è mai diventa realtà. Ed è nata l’idea di costruire la «metropoli alpina».

«I due modelli non sono contrastanti. L’Olanda ha uno sguardo internazionale, senza dimenticare le aree della Frisia meno popolate. Il sindaco di Torino è sindaco della Città Metropolitana. Lo Russo dialoghi con i colleghi Sala e Lepore. La “città lineare” è acceleratore d’investimenti, energia e risorse umane anche per le montagne».

Insomma, si può fare tutto.

«Partiamo dai giovani. Ci sono i “Paolo Cognetti” e i “Paolo Giordano”. Entrambi possono trovare occasioni con la giusta politica di sviluppo locale».

Elementi per incoraggiare il tandem con Milano?

«Nel medio-lungo periodo diventerà meno inclusiva, ci vorranno molti soldi per viverci».

Torino sarà la loro città dormitorio?«Al contrario, con un patto di attrazione, possiamo attirare le imprese che cercano uffici senza dover spendere 6 mila euro al metro quadrato. Prendiamo però il toro per le corna. E non aspettiamo che i milanesi costruiscano il centro congressi alla Westinghouse».

Ci vuole coraggio o denaro?

«Il coraggio di firmare le scelte amministrative».

Citofonare Lo Russo?

«Ha sistemato la situazione economica e la mancanza di risorse umane. Sono le condizioni di partenza per fare qualcosa di innovativo. Lo Russo ha bisogno della Regione, ma anche di rendere esplicito quel patto con una parte di città che lo ha scelto dopo la sbornia Appendino».

Si riferisce al sistema finanziario e industriale?

«Deve fare squadra con Camera di Commercio, Unione Industriale, con gli atenei, con Intesa... Exxor scommette sulle biotecnologie? Bene, in via Nizza aprirà il polo biotech di Unito. È giusto chiedersi se lì vogliamo veder lavorare i premi Nobel o i ricercatori bravi, ma di scala locale».


Paolo Coccorese

24/08/2023


 
 
 

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